Sa vida mia in sa mena

di Serafino Leo

(febbraio 1997)

da Il Provinciale del 1 Aprile 1997

Domenica 16 marzo presso la biblioteca comunale di Guspini è stato presentato al pubblico il libro ìSa vida Mia In Sa Mena”, di Serafino Leo, Editrice Fiore.
Dopo la presentazione dell’opera da parte del Sindaco di Guspini, prof. Tarcisio Agus, è seguito un breve intervento dell’Editore, il Dott. Gerardo Addari, a cui sono susseguiti una serie di interventi che hanno messo in evidenza la bellezza dell’opera. Il sindaco esordiva ringraziando l’autore per il suo contributo, nel redire in forma autobiografica un frammento del mosaico storico della vita ìde sa mena” di Montevecchio. Le parole introduttive si soffermavano ad evidenziare l’operazione di trasposizione culturale operata dal signor Leo: ìTrattasi della trasmissione orale - del rione - per giungere alla redazione scritta”. Redazione che conserva la sua autenticità e freschezza, nel narrato letterario affidato al medium linguistico della sua terra. Agus continuava la sua esposizione evidenziando gli elementi portanti dell’opera, che il Leo ha profuso: ìIn un unico capitolo. Il capitolo della sua vita e dei suoi compagni”. Capitolo testimone, di sofferenze, lotte, sogni e speranze, dell’uomo e della comunità di Montevecchio.
L’Editore ha voluto evidenziare la ricca base documentale degli straordinari avvenimenti che oggi più che mai assumono un grande significato storico-culturale per le comunità della nostra zona. Una base documentale che diviene un unicum, da cui emergono elementi di un passato che ci dà la possibilità di congiungerci con esso, per porsi nell’oggi come momento pedagogico per le nuove generazioni, affinché non dimentichino le proprie radici. Addari proseguiva il suo intervento narrando la sua linea editoriale, che predilige opere prime di coloro che non hanno voce. Questa linea si pone nel panorama editoriale sardo come uno iato: perché non predilige in maniera peculiare chi ha voce e possiede gli strumenti per narrarsi, ma diviene occasione ai molti, con i loro seppur limitati elementi culturali, di poter scrivere la storia vista dal basso. Una storia vivificata dall’uomo che nel silenzio del suo quotidiano divenire non scrive, ma fa la storia e contribuisce allo sviluppo culturale.
L’autore interveniva con una voce carica di emozione a porgere il suo grazie ai relatori, ed invitava gli astanti al dibattito. La serata si è conclusa con gli interventi di: Giorgio Usai, Silvio Mancosu, Juri Marrocu, Bruno Concas, Delfina Pisano, Ribelle Montis.
Giovanni Giacu

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