Gianfranco Montisci
Marzo 2001
(da Il Provinciale del 1 Aprile 2001)
Presentato ad Arbus il 7 Aprile, alle ore 17,00, nel Montegranatico
é certamente qualcosa di diverso. Si tratta di una sorta di libro-diario-documento di 110 pagine, che intende aprire verso l'esterno una finestra-interfaccia tra il Palazzo e la gente comune troppo spesso estranea alle stanze dei bottoni. Difficile immaginare quale potrà essere il livello di interesse che il lavoro di Montisci riuscirà a suscitare data l'originalità dell'iniziativa che, in qualche modo, va a turbare l'apparente quiete di un sistema politico-amministrativo più abituato a lavorare per la gente che con la gente. Forse potrà suscitare qualche polemica perché, come tutti sappiamo, niente è più facile che andare a pescare nelle cose non dette.
Ma lasciamo che sia lo stesso autore a spiegarci con la sua premessa quali motivi abbiano fatto maturare la decisione di dare corpo al libro.
"Questo libro è un atto di fiducia nella politica ed un invito ad interessarsene. Ho riassunto le sedute del Consiglio Comunale in un modo accessibile, cercando nello stesso tempo di fornirne un resoconto fedele. Sia chiaro: riuscire a presentare in modo completo il pensiero di un'altra persona non è solo difficile, è impossibile; ma tendere onestamente verso una ricostruzione fedele si può.
Ho poi distribuito questi resoconti, scegliendo i destinatari in parte tra coloro che mi avevano votato, in parte tra persone con le quali mi era utile avere un confronto.
Questo non è un documento 'ufficiale', perché solo i verbali approvati dal Consiglio hanno questo valore (chi segue i Consigli comunali sa quante discussioni ci sono prima dell'approvazione dei verbali, anche solo per un concetto o, addirittura, per una parola) . Tuttavia la sua lettura può permettere di superare quella sensazione di estraneità verso l'attività amministrativa che riguarda molti adulti e moltissimi giovani.
Tra queste pagine la politica appare nel suo volto migliore, come sforzo di risolvere problemi comuni e ricerca di nuovi modi di pensare il futuro del nostro paese.
Mi ero proposto di aspettare il primo anno di lavoro del Consiglio, del quale faccio parte nel Gruppo di Maggioranza della Lista Civica, ma le imminenti elezioni politiche mi hanno spinto ad anticiparne l'uscita: in ogni resoconto è presente, nella prima pagina, un piccolo segno, col quale ho riassunto i punti di riferimento culturali cui cerco di ispirare le mie scelte. Ci sono delle strisce rosse per ricordare l'appartenenza alla Sinistra e la militanza nella tradizione del PCI/PDS/DS; delle strisce verdi, ad indicare la necessità che nuove generazioni concilino l'esigenza dello sviluppo con i terribili problemi dell'ambiente; l'incrocio tra queste strisce, per richiamare la dottrina sociale della Chiesa. La mia presa di posizione a favore dell'Ulivo nasce perciò non tanto da un'entusiastica adesione a questo schieramento (ma quando mai è possibile tale adesione in un sistema bipolare?), quanto dalla minaccia di una negazione imminente di questi valori. Mi capita spesso di rimanere affascinato dai racconti di chi ha vissuto la politica in passato: mi trasmette la sensazione di una esperienza fatta in prima persona, pur con errori e ingenuità. Qualcosa di molto diverso dalla televisione e dagli spot: un po' la stessa differenza che passa tra un frutto maturo e uno di plastica."