La chiamerò Eleonora

Libretto dell'operetta rappresentata dalla compagnia Nuova Scena

(novembre 2002)

(dal libretto)

Caro spettatore,
ebbene, sì, sono sardo, ne vado fiero, ne sono orgoglioso, ora più che mai! Quante volte mi sono rammaricato di non aver mai conosciuto la Storia di Sardegna! E mi sono chiesto: quanti, come me e Te, caro spettatore, ricordano di averla mai sentita raccontare fin dalle Scuole Elementari o alle Medie o al Liceo? Per questo ho deciso di tornare alle origini, mettendo a disposizione la mia piccola esperienza di teatro, maturata in tanti anni, col preciso scopo di tentare di dare un corpo e un’anima a quegli uomini e a quelle donne che hanno fatto grande la nostra Isola; di riunire le ceneri sparse e obsolete, dare vita alla polvere dimenticata. Devo molto in termini di gratitudine a coloro che hanno creduto in questa iniziativa, alla Presidenza del Consiglio Regionale, all’Assessorato alla P.I, Informazione, Beni Culturali, Spettacolo e Sport della Regione Sarda, all’Assessorato alla Cultura e P.I del Comune e della Provincia di Cagliari, a tutti gli Sponsors e alla Compagnia Teatrale Nuova Scena, con la quale desidero offrire un servizio a coloro che come me hanno sempre amato la loro terra perchè ci sono nati, ma che amerebbero e rispettereb­bero di più se la conoscessero meglio... Noi sardi siamo un popolo in cammino che neanche il mare può fermare. Così, con molta umiltà, con l’aiuto di Dio e con la fantasia, ho cercato di far rinascere le sembianze degli uomini fatti di fango che Egli ha plasmato infondendogli vita. Tendini, carne, sangue, volti, caratteri, esseri con dignità di uomini, riportati alla luce dagli scritti che gli storici - uomini fortunati per vocazione e professione - hanno conservato e tramandato appassionata­mente, affinchè la polvere di cui sono spesso ricoperti, non sia tenebroso oblio, ma luce di memoria, essenza di una terra antica che parla ai suoi figli attraverso le gesta e le opere dei loro padri. Agli storici, con i loro ponderosi volumi, frutto di un’immensa fatica e spesso motivo e fine della loro stessa vita, un sentito grazie per l’incommensurabile lavoro. La mia avventura somiglia tanto a quella di quei ricercatori che entrati nella città sepolta, scoprono il libro d’oro che ridà vita agli uomini del passato. “Un libro, nasce da un libro”, un testo teatrale nasce da numerosi libri, dalle ingiallite, stropicciate, pieghe delle innumerevoli pagine di cui è composta la vita diversa e misteriosa di ogni uomo, in mezzo ad altri uomini, in mezzo alla società, parte integrante della storia vissuta. Con molta umiltà, col profondo desiderio di conoscenza e convinto assertore della mia abissale ignoranza, ho sfogliato avidamente i libri che gli storici hanno scritto con l’inchiostro indelebile della ricerca appassionata e infinita, reporters di ieri e di oggi in una terra antica tutta da scrivere. Se assistendo a questo spettacolo, anche tu, caro spettatore, sarai preso, come me, dalla medesima fame di conoscenza della sua terra, una luce, come una fiaccola, risplenderà nell’annichilito buio dell’oblio. Ne sarò felice!
Giuseppe Curreli

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