Un Crocifisso nelle sabbie del deserto
di Michelangelo Sanna
(giugno 2008)
(da Il Provinciale del 15 giugno2008)
Edizioni Fiore - 14 euro
Nel 1993 la casa editrice Fiore stampava il libro "Luciano Usai missionario cappellano dei guastatori", appassionato racconto di una breve ma intensissima parte della vita di Michelangelo Sanna. Sanna non parlava di sé ma di padre Luciano Usai come figura rappresentativa di molti uomini che, soprattutto in quell'infernale deserto di El Alamein, diedero tutto di loro fino all’estremo sacrificio.
Ciò che mancava in quel libro erano un profilo della personalità dell’autore e una seppur breve sua scheda autobiografica. Michelangelo Sanna, reduce da una guerra impossibile e nefasta, è uomo dallo spiccato senso della dignità e sensibilissimo, tanto che da sempre tenta, senza riuscirci, di superare un disagio che lo tormenta e che, credo, lo accompagnerà per tutta la vita. Più di una volta dietro gli occhi del signor Michelangelo, inumiditi da lacrime, mi è parso di scorgere un opprimente senso di colpa per essere tornato a vivere mentre molti suoi compagni sono rimasti lì, uccisi dal loro senso del dovere ma soprattutto dall’altrui stupidità e inadeguatezza. Uomini-eroi perché hanno servito la patria senza condizioni. Se colpe vi furono, non possono essere certamente addebitate a loro, sarebbe come ucciderli un’altra volta. Nel 1974 e poi nel 1997 il signor Michelangelo tornò ad El Alamein per rivedere quel terribile deserto e visitare il mausoleo dove i suoi compagni riposano. Nel penultimo capitolo del libro il signor Sanna racconta del primo e più emozionante viaggio, e ricorda di quando fermandosi davanti alle migliaia di nomi scolpiti sul marmo ha sussurrato a se stesso: «El Alamein, io sono tornato! Quanto tempo è passato! Ti trovo vestita a festa e sei in compagnia di eroi!». Poi recitò una preghiera per padre Usai. Padre Luciano Usai, religioso combattente, è una figura imponente che pur tra gli stenti, la fame e le malattie ha continuato ad indicare una pista di speranza e di salvezza aprendola con l’unica chiave possibile: il suo Cristo crocifisso, simbolo di una sofferenza vincente.
Michelangelo Sanna nasce il 12 marzo 1920 a Sardara. Fin da ragazzo manifesta un carattere esuberante e un po’ ribelle. Michelangelo ha appena diciannove anni quando decide di arruolarsi volontario nell’esercito. «Ero affascinato dall’Africa perché avevo seguito tutte le vicende della guerra d’Abissinia -dice Sanna- per me l’Africa era un mito e volevo assolutamente vedere quella terra». Comincia così la sua avventurosa vita che lo porta, attraverso coinvolgenti percorsi, a sintetizzare un capitolo di storia durato circa sei anni. Un periodo carico di esperienze anche brutali e disumane, ma che insegnano a distinguere i valori dai disvalori umani. Dall'Africa all'America e poi nuovamente in Italia, il giovane Sanna mette insieme una grande quantità di prove che lo avvicinano alla fede forse più di quanto egli stesso possa rendersi conto. Ecco perchè forse, come già detto, protagonista principale del suo raccontare è padre Luciano Usai, un cappellano militare sangavinese che come lui, e in parte con lui, ha patito vicende di stenti e di umiliazioni rese più vivibili dal sentimento religioso che mai ha fatto mancare la speranza di una vita migliore.
Gerardo Addari